Ardusiv

Già prima del dopoguerra la montagna romagnola iniziava a perdere i suoi abitanti e nei decenni successivi il fenomeno è diventato inarrestabile. Le famiglie sono scappate dalle faticose vite di montagna verso valle, nelle pianure romagnole, alla ricerca di uno stipendio fisso e di un lavoro stabile. Guardando questi luoghi, è possibile immaginare quanta fatica dovesse costare la sopravvivenza; i fazzoletti di terra coltivabile su pendii scoscesi ed i sentieri impervi rendono immediatamente l’idea.

Lo spartiacque di crinale segna un confine ideale seppur non amministrativo tra Romagna e Toscana e le differenze tra i due versanti sono palpabili, quello adriatico così impervio e abbandonato, sembra riflettere il proprio carattere sulle genti del luogo.

Questi posti mi sono familiari e i manufatti che ritrovo lungo il cammino "hanno per il mio spirito l’incanto", un richiamo. Storie di amore e di abbandono.

Ardusiv in dialetto romagnolo, significa letteralmente “riducetevi” ed è la raccomandazione della madre ai figli che escono la sera per divertirsi, ossia “tornate presto”.

I ruderi delle case su questi monti mi appaiono come madri nell’interminabile attesa dei loro figli, manufatti ormai trasfigurati dalla mutazione implacabile che la natura selvaggia ha imposto, riprendendosi i propri spazi ormai abbandonati.

Stampe giclée in tiratura di tre esemplari, stampate su carta Canson Baryta Photographique per mezzo di pigmenti Epson. La misura delle immagini varia, il lato maggiore è  sempre di cm. 48.